27.7.17

Dentro il tunnel
















Ok. Bene. Ci proverò. Dunque...da dove cominciare?? 
Ci siamo lasciati l'ultima volta che era ancora tempo di panettoni...considerando che adesso si fa a gavettoni, niente male.

Sei mesi.

Cosa è successo in questi sei mesi?

Beh ammetto che di epicità cen'è stata ben poca. Forse di azione si, ma come accennava prima Cane, è sicuramente più il tempo che ho passato appeso tipo salame che quello che ho passato a scalare nel vero senso della parola. Beh, sappiate che me lo aspettavo, forse voi no ma io si, e l'avevo messo bene in conto. Mi spiego:

Quest'anno, precisamente a febbraio, sono entrato ufficialmente nel mio ventennio di arrampicata. E' stato infatti proprio in una giornata di febbraio che toccai la roccia per la prima volta. Quel giorno non potevo certo sapere quanto quella sensazione e quei goffi movimenti avrebbero segnato la mia vita, ma di sicuro sapevo che mi piaceva tanto, e che ne volevo ancora. Bene, eccomi qua, per l'appunto, 20 anni dopo.

Bene, se compierne 26 di vita non mi ha smosso poi così tanto, compierne 20 di arrampicata mi ha fatto riflettere molto. Dopo alti e bassi, tira e molla, amore odio, è ormai constatato che io e l'arrampicata abbiamo un ottimo rapporto di amicizia...come quegli amiconi che son cresciuti insieme e che non si sentono magari per mesi, ma poi sentono la mancanza l'uno dell'altro e quando si rivedono è tutto come è sempre stato, come fossero passati due minuti dall'ultima volta. Ecco, io e la scalata facciamo così. Magari per un periodo ci frequentiamo tutti i giorni, tutti i weekend assieme, vacanze assieme...in altri momenti invece sentiamo l'esigenza di prenderci i nostri spazi e non ci caghiamo di striscio. Fatto sta che questa relazione, dura da ben 20 anni, ed è senz'altro l'unica cosa  (escluso respirare, mangiare, bagno) che faccio da così tanto tempo e bene o male con così tanto entusiasmo. Questa riflessione mi ha portato ad analizzare un pò il tutto, a soppesare sacrifici e soddisfazioni, e a fare un punto della situazione per capire da dove ero partito e con quale spirito, dove sono arrivato, e con quale spirito. Ne ho dedotto che l'arrampicata mi aveva dato tantissimo, abbastanza da ritenermi più che fortunato e soprattutto soddisfatto. Eppure, alla fine della fiera, ancora non mi bastava, e sentivo in me ancora la voglia di migliorare e di mettermi alla prova un'altra volta, e perchè no, su qualcosa di veramente al mio limite. 26 anni mi sembrano un ottimo momento per dedicarsi a qualcosa di grande, e la mia vita, con la piega che ha preso grazie al successo dell'Area51 e ad altre piccole tessere del puzzle che si sono incastrate molto bene tra loro, sembrava stabile abbastanza da permettermi di scendere nel dettaglio, senza fermarsi al primo o al secondo strato sotto la superficie, e per la prima volta dedicare davvero del tempo ad un progetto. Con questo spirito ho ripreso la mia ricerca della via perfetta, ed infine, finalmente, l'ho trovata.

Coup De Foudre, niente meno che la "versione difficile" della via più difficile che abbia mai scalato, ovvero Nirvana, alla grotta dell'Omo, a Sant'Anna di Stazzema, Camaiore.
E' stato emozionante tornare alla grotta dopo tanto tempo e poter mettere le mani su qualcosa di nuovo e conosciuto al tempo stesso. Non sto a spiegare i dettagli della via, ma da subito ho capito che si adattava perfettamente al mio stile di scalata, e che era un'occasione d'oro per poter davvero esprimermi al meglio, conscio di giocare nel mio terreno ed ancora fresco del lavoro fatto su Nirvana, l'anno scorso.

Come sempre il processo è stato lungo, ed il giorno che sono riuscito a risolvere tutti i movimenti, mi sono ritrovato davanti ad un bivio.
Ho preso la rossa, ed ora eccoci qua. Dentro il tunnel.
Detto questo, a Febbraio sapevo, che per un pò non avrei fatto altro che prendere schiaffi, e che avrei dovuto rinunciare ad un sacco di vie e ad un sacco di blocchi che avrebbero potuto mantenere alta la mia autostima con molto meno sbattimento... ma ormai avevo messo la testa su quella dannata via, sapendo di ficcarmi dentro ad un tunnel nero come la pece, senza sapere quando e se mai avrei visto una luce, infondo. Eppure sapevo, che se volevo rischiare di uscirne vivo prima o poi, quello era il momento buttarsi e ficcarsi in questo pasticcio, a testa bassa.

Insomma sono dentro il tunnel, e da qualche tempo la luce infondo al tunnel la vedo, ed anche piuttosto bene. Un paio di volte ho addirittura pensato di essere riuscito a raggiungerla, di esserne fuori... ma Coup de Foudre mi ha subito ricordato che andarci vicino non significa niente, e che non ho ancora finito di guadagnarmi il suo rispetto... ma se pensa di farmi mollare, allora è lei che deve imparare qualcosa su di me.

Beh, parliamo d'altro.
Per mantenere la lucidità mentale (la poca che rimane) e non farmi totalmente schiacciare dall'ossessione, ho deciso sin da subito che avrei alternato le mie giornate su CDF a quante più cose disparate riuscissi a farmi venire in mente, sicuro che tanti piccoli quotidiani cambiamenti di rotta mi avrebbero aiutato a mantenere la calma, ed alta la motivazione: se un giorno ero preciso e metodico sulla via, quello seguente ero lanciato in discesa sul longboard o in mare a cercare di guadagnarmi il mio spazio sulle onde con la tavola da surf. Oppure ero a suonare del punk rock, o a fare tuffi....oppure ero ad Arco di Trento, a sfidare  il Lago rischiando di essere cacciato dalla notte e dal vento.
Foto di Federico Ravassard - Arco Rock Star 2017
Oppure ero a Huliveto, sotto il diluvio universale, rintanato sotto uno strapiombo con la fissazione di trovare una linea nuova a tutti i costi.
Non può piovere per sempre 8A
Oppure ero in Sardegna, per un tour on the road all'insegna dell'improvvisazione, guardando sfilare fuori dal finestrino mare e monti e fermandomi solo dove mi diceva l'istinto.
Oppure ero a Mallorca, a perdermi nel deep water dimenticandomi di tutto il resto e diventando stupido come i bimbi al parcogochi. Su e giù, su e giù ancora ed ancora fino al tramonto e poi al buio.
Oppure ero all'Area51, a scalare fino all'esaurimento e a far festa con tutti gli alien che hanno affollato il nostro AlienLab.

Oppure molto probabilmente ero a vivere nel bosco di Sassofortino con la Black Flag Crew, con una scorta di scatolette di tonno e focaccine nello zaino, seghetto e spazzola di ferro in mano, ed intere giornate da riempire, sonnecchiando su un'amaca, spazzolando via il muschio da nuovi sfuggenti appigli, esplorando o scalando le linee fantastiche dei nuovi settori.
Le scorribande nei boschi di Sassofortino sono sempre state un toccasana per me, ma quest'anno ci siamo trovati tra le mani qualcosa di sorprendente: proprio quando pansavamo di aver visto tutto, e che non rimanessero che le briciole di quello che il bosco poteva offrire ad un boulderista, ecco sbucare dal nulla due nuovi incredibili settori.
Una trentina di nuovi sassi dopo, eccoci a goderci Sassofortino nella sua versione migliore, più ricca che mai di linee, forme e progetti.
Non avrei creduto che proprio in quei giorni, proprio a Sassofortino, avrei riscoperto una cosa davvero importante: come sempre ridendo e spazzolando infatti, io e i ragazzi ci siamo ritrovati davanti a qualcosa di davvero interessante. Quando ho iniziato a spazzolare il sasso ho pensato che sarebbe stato un ottimo modo per impiegare la giornata, ma una volta seduto ai suoi piedi, ho dovuto subito ricredermi: non sembrava che quella linea avesse intenzione di farsi salire in poco tempo.
Quando sono arrivato a Sassofortino il weekend successivo avevo il bosco tutto per me, dato che la banda mi avrebbe raggiunto la sera. Prendendomi il mio tempo, salivo lungo il sentiero fermandomi a scalare i sassi che catturavano la mia attenzione, finchè non mi sono ritrovato davanti alla nuova linea, attirato come fosse stata magnetica. Dopo un paio di tentativi le mie impressioni trovavano conferma, ed ancora una volta sembrava che dovessi rimandare la salita ad un altro giorno. Poi all'improvviso, è arrivata la Magia.
Meteora -8A
Dopo anni ancora non so bene come funzionino queste cose. Ricordo che mi sono riposato un attimo, che mi sono gustato il suono che fa essere soli in un bosco. Ricordo che mi sono infilato le scarpette e che sono partito senza pensare a niente, e che d'un tratto avevo tutti i sintomi della possessione: gli appigli sembravano più grandi, più vicini, e tutta la fatica che facevo prima nel cercare di collegare assieme i movimenti chiave, era sparita. Quando sono tornato in me ero già in piedi in cima al blocco, con il batticuore non per la fatica, quanto per l'emozione: la Magia si era appena manifestata, ed aveva scelto me, per quell'unico tentativo. 

Ho fatto tesoro della sensazione che solo la Magia sa donare, scoprendo quanto bisogno avessi, in segreto, di percepirne ancora una volta un poco, un assaggio, quel tanto che bastava per continuare a crederci, e a credere che prima o poi, sarebbe arrivata di nuovo, e mi avrebbe scelto. Perchè la Magia è misteriosa, perchè non si può spiegare, non si può forzare. Non si può implorare, non si può controllare.

Bisogna sapere aspettare, ma senza aspettarla.

Bisogna abbandonare le cose a loro stesse, ma senza lasciarle.

Bisogna dimenticarcisi dentro, senza perdersi. 

Bisogna continuare a crederci, senza convincersi della sua esistenza.

Quando sarà il momento giusto, sarà la Magia a venire da te.

Sono sicuro che prima o poi, verrà il momento anche per Coup de Foudre....
dovrò solo essere puntuale : )

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