22.11.15

Senza un finale. (parte1)

Parti.


Parti e lo sai che qualcosa è diverso, che qualcosa è cambiato. 


I movimenti sono gli stessi, le prese anche.. eppure sembra tutto così vicino, tutto così possibile. Lo sai, te ne se accorto appena hai staccato i piedi da terra, ma non lo dici a nessuno, nemmeno a te stesso, per paura di essere scoperto, per paura che quella bolla si rompa, che l'incantesimo si spezzi. Continui a scalare e questa volta lo sai che è la volta buona. Sai che ci riuscirai, che appena salirai in cima sarà l'inizio di una nuova era. 


...TAC tac TAC TAC TAC tac tac TAC...

Ti eri ripromesso di non farlo più eppure rieccoti lì a dare il tutto per tutto come se quella serie di appigli fossero la maledetta cosa più importante del mondo.... e per te lo sono. Ancora una volta... di nuovo. Scali, preciso, fluido. La presa. La senti. Il piede. La roccia. Il Silenzio.... tutto si ferma... tutto si ferma, per un attimo.... PER SEMPRE.



E poi sei libero, e poi sei vivo, e poi...... 
...TAC TAC tac tac TAC TAC TAC tac TAC...
...E poi ti svegli.



Lui è Cane. Il mio cane immaginario. Questa tra parentesi è la sua prima apparizione pubblica, in genere tende a non dare molto nell'occhio. E' immaginario (teoria mia e sua, da verificare) perchè nel marasma degli ultimi mesi la mia situazione è del tutto incasinata e lui è costretto a rimanere immaginario. In poche parole finchè non avrò una certa stabilità economica e fisica, tipo una casa con un giardino, e giudizio abbastanza da ricordarmi di dargli da mangiare, lui non può trasformarsi in un cane vero. Costretto nelle sue fattezze invisibili ed immateriali egli convive con me da diversi mesi, e nonostante i nostri frequenti disaccordi abbiamo imparato a sopportarci: la situazione è quella che è, io vedo lui lui vede me ed ignorarci purtroppo, non serve a nulla.. (nel dubbio ci abbiamo provato lo stesso , ma continuiamo a vederci. Punto a capo).


Insomma finché sarà così meglio imparare a convivere civilmente.

Ora: aperta e chiusa la dovuta parentesi legata a Cane, è giunto il momento di spiattellare qua un pò di quel che è successo neglio ultimi 6-7 mesi prima dell'invasione aliena, o meglio, spiegare i motivi per cui ancora non sono riuscito ad aggiornare il Blog.

Ricordo che ci eravamo lasciati che ronzavo in un bosco selvaggio di castagni secolari, alla ricerca di un sasso dimenticato, ficcato nel bel mezzo di quella giungla fatta di muschio e roccia vulcanica. Ho le idee piuttosto confuse su quanto sia accaduto, ma di sicuro ricordo la pioggia, l'umido e soprattutto quella rognosa sensazione di essere sempre osservato, studiato, come se all'interno di quel verde fosse celato chissà quale mistero, difeso da chissà quale tribù indigena.... o forse, era semplicemente una sensazione...



Alla fine tutto è andato liscio, dopo un paio di inforchettate sulla schiena sono riuscito a farmeli simpatici e a conquistarmi la loro fiducia. Dopo aver passato tempo nel bosco ad imparare il loro linguaggio e le loro usanze, mi sono guadagnato il permesso di essere condotto dagli autoctoni nel loro luogo più sacro, là dove si nascondeva il tesoro che da tempo andavo cercando: il sasso dimenticato, misterioso e silenzioso, solitario come un'antica stele perduta nel tempo. Gli indigeni mi hanno dato la possibilità di liberarli dalla maledizione, con fatica ed un pò di fortuna, quel sasso abbandonato è diventato TWENTY CENTURY BOYZ.


Con la salita TCB era giunto il momento di salutare gli indigeni e tornare alla civiltà: quell'ascesa mi avrebbe regalato sogni tranquilli e gloria eterna... ma soprattutto, finalmente, avevo un finale per il mio Blog.

Eppure, l'indomani, un nuovo misfatto avrebbe fatto bruscamente irruzione nella mia vita, svegliandomi una mattina all'alba (11.30 del mattino). 
Incapaci di comunicare con lo strano individuo che da giorni saltellava incessantemente sul nostro piumone, sulla nostra scrivania e soprattutto sulla nostra pazienza, io e Cane decidiamo di assecondarlo liberandolo. Il tempo di aprire la porta e il nostro Alan Parrish schizza fuori finendo per poco sotto la prima auto che passava. Una volta libero egli ci condusse in un logo remoto che scaturiva in me vaghi ricordi ormai rimossi dal mio spettinato inconscio. La dove 10 anni prima mi calavo a piantare spit, sorgeva la linea maestosa e bastarda causa dei miei incubi più ricorrenti, simbolo del mio fallimento e della mia discutibile costanza da arrampicatore "seriale". 

JUMANJI

Questa volta non c'erano gli aborigeni a tifare per me, c'era solo un ROBIN WILLIAM fricchettone stordito, un Cane immaginario, e la voglia di chiudere i conti che per troppi anni erano rimasti in sospeso. Dopo tre lunghi giorni fatti di pellegrinaggio d imprecazioni, eccomi finalmente trovare la giusta condizione mentale.




Alla fine anche Jumanji ha avuto il suo momento perfetto, e adesso, come al termine di un concerto esemplare, ero in catena. Libero ed incredulo. 

Ancora una volta era giunto il momento di tornare alla normalità, sicuro che questa volta, grazie a Jumanji, avrei ottenuto la tanto ambita gloria eterna, con i suoi sogni tranquilli e dolci risvegli.... inoltre, avevo finalmente il finale perfetto per l'articolo sul Blog.

.....ma ancora una volta, mi sbagliavo.


to be continued....