19.1.13

El corazòn, alla muerte!


Ancora una volta mi trovo a guardare fuori dal finestrino, fuori, paesaggi e binari: quel treno che ho preso un anno fa per Torino, non si è ancora fermato, nè mai si fermerà.

E' ripensando e guardando indietro, che mi trovo a toccar con mano questa incredibile morale: potrei raccontare mille volte la stessa storia, e mille volte sarebbe diversa, tante sono le sfaccettature, le piccolezze ed i dettagli che silenziosamente, ne hanno influenzato il corso. E' proprio vero che la vita è un viaggio, dove non si sfa mai veramente il proprio bagaglio, persino quando la realtà ci mostra intenti nell'esatto contrario: come non si smette mai di imparare, non si smette mai di viaggiare...

Certe volte si è obbligati a scegliere una direzione e a prenderla, altre volte invece si arriva come naufraghi per caso, al momento giusto nel posto giusto, guidati dal concatenarsi di infinite casualità, e come queste anche noi incastrandoci con altrettanto infinite situazioni, diventandone parte.

Scelte, chiudere porte per aprirne altre, rifare i bagagli, lasciare, trovare, scoprire e scoprirsi. Ancora una volta fan da cornice ai miei pensieri posti nuovi, nuove rocce, nuove avventure verticali, e l'arrampicata gioca con me, e lo fa là, di nuovo sotto il sole della Spagna.



Una bella compagnia ed un pò di giorni davanti al naso. Strisce di calcare azzurre e gialle si susseguiranno nelle ultime giornate di questo 2012, e si scala, ci si spalma sulla roccia come lucertole, salutando inconsciamente un pò tutto quello che è stato, ciò che ci è stato offerto, lasciandoci alle spalle un pò tutto e forse niente, ma chi per sempre e chi solo per quei pochi giorni in cui niente c'era tra sè stessi e la roccia. 

Libertà.


Le valli della Catalunya scorrono veloci fuori dal furgone, una bella musica nella testa e via.


Colori e musica, le pareti di Siurana sembrano davvero dipinte ad acquerello, ed i buchi di Margalef anch'essi sistemati con estrema precisione da un'artista scalatore, tanto sono perfetti, come loro i movimenti, le sequenze.

E' proprio in mezzo a questo universo di roccia e di bellezza, di movimenti, di cieli senza nuvole, azzurri quasi fosforescenti, di valli infinite dietro a valli ancor più infinite, che il pensiero che mi rimbalza in testa da qualche mese prende sempre più piede, mi stringe in un angolo della testa senza lasciar quasi spazio per nient'altro.

Siamo noi che facciamo l'arrampicata o è lei che fa noi?


Chiudo gli occhi ed ancora mi sembra di vedere casse di prese in resina, chiavi brugole ed avvitatori diventati veri e propri colleghi nei mesi che mi sono appena lasciato alle spalle. Nella mia testa si susseguono immagini e movimenti, sequenze e metodi, in un vortice di prese, volumi, colori e nastri. Creare è sempre stata cosa più che naturale per me. Il disegno, la scrittura... e sin dalle prese grigie ed unte del vecchio muretto abbandonato di Viareggio, alle prese nuove e luccicanti del Bside, ho sempre messo in verticale ciò che mi ronzava per la testa, concretizzando idee, toccandole con mano dopo averle circondate di prese. Ma la prima vera volta in cui ho potuto esprimere e sfogare tutta la mia voglia di avvitare è stata proprio all'Area51 di Follonica, quando lavorando alla mia creatura, il ROCK'NROLLA Boulder Contest, ho sudato in uno stremante tour de force che ha portato tanti sorrisi e tanto divertimento, e che a sua volta ha portato me a Carrara per l'Apuan Rock Climbing Fest, poi ancora a Firenze per il THE DAY AFTER Boulder Contest

Inconsciamente mi sono fatto cullare, guidare e trasportare dagli eventi, naufragando con gioia in un mare di occasioni, capitate per caso o forse no, ma che alla fine mi hanno portato esattamente dove dovevano. 

Ed eccomi là, con la brugola in mano, mi aggiro in cerca dell'appiglio perfetto, quel che serve per completare l'ennesima opera su chissà-quale-pannello in chissà-quale-palestra, ed a malapena mi accorgo di quanto sia la più sana creatività a guidare i miei pensieri: riprodurre movimenti, crearne di nuovi, originali, fuori dagli schemi, andando a rasentare il limite tra la scalata e chissà cos'altro. Tutto questo mi affascina, e mi fa sorridere: dopo 15 anni, ancora l'arrampicata continua a stupirmi, e con lei le infinite possibilità che si hanno di fronte ad una tela con un pennello e un pò di colori, o di fronte ad un pAnnello con un avvitatore ed un pò di prese

Con queste parole che timidamente affollano la mia testa, continuo ad avvitare, finché tutto va oltre, finché diventa impossibile ignorare, finché non posso che chiedermi:
Tutto deriva dall'arrampicata, o in essa tutto sfocia? Siamo noi a far della roccia il nostro mezzo, lo strumento per la nostra continua voglia di salire, sfruttando la capacità che il nostro corpo ha di adattarsi a lei, oppure è lei che ci indirizza, che ci insegna, ci guida affinché anche noi, come studenti somari, arriviamo alla giusta soluzione? 

Quando passiamo da un appiglio ad un altro, siamo noi che decidiamo razionalmente come farlo, oppure è già scritto nella roccia quale sia il modo ideale e perfetto di farlo?

E' troppo pensare che forse, in grande, questo vale anche per la vita? Siamo noi a far lei...o infondo, è sempre stata lei a far noi?

Penso e traccio, creo, invento, mi faccio domande, mi diverto a non trovar risposte e scalo...

Poi, come riaprendo gli occhi dopo un lungo sonno, torno a guardare al presente, e vengo catapultato lì, in quel posto in quel preciso momento.




Il sole sta per scendere a Margalef, il tempo per i pensieri scarseggia, adesso devo pensare solo ad una cosa: il sogno è ancora là, e di certo non aspetterà ancora. La ciliegina sulla torta. So che allungando la mia mano, posso ancora prendermela.



Non m'illudo: so bene anche che ci sono momenti in cui non basta credere in sè stessi, nelle proprie capacità. 


Alcune volte semplicemente bisogna esser pronti a lottare e morire se necessario, dando tutto anche quando intorno a noi ci sono solo "NO".


Consapevoli di cosa significhi fallire, di cosa significhi rimaner delusi dalle cose... 


...dar tutto e ricevere soltanto un pugno di mosche ed un pò d'amaro in bocca. 


Perchè di tanto in tanto è così che funziona. 
Proprio con questa consapevolezza, continuare ad andare avanti, a salire.


E se a metà del viaggio, mentre il treno continua a scricchiolare veloce, iniziate a chiedervi "perchè?"..


...sappiate solamente che potrà non esserci risposta.


Se così sarà, allora vi renderete conto di come niente conti più di quel che state facendo, in quel momento ed in quel modo. Non il successo, non il fallimento. Continuare a viaggiare e a salire, nel bene e nel male, solo per sè stessi, e sicuri soltanto di quel sorriso che naturale, si ha sulle labbra: la semplice gioia d'aver dato tutto senza chiedere nulla in cambio

Perchè spesso alcune volte amare non basta...

si deve avere il coraggio di farlo, e di farlo ALLA MUERTE!


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